RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - «La polizia usò metodi fascisti»

Londra, 18 luglio 2008

«La polizia usò metodi fascisti»
il guardian

Londra. Per il quotidiano "The Guardian" la vera storia che nessuno vuole raccontare sul G8 di Genova è«il comportamento fascista della polizia italiana». Il quotidiano progressista britannico giunge a questa conclusione in un lungo reportage sui fatti accaduti quel luglio del 2001 per le strade del capoluogo ligure.
Mark Covell, il giornalista inglese picchiato a sangue dai poliziotti italiani prima del raid alla Diaz, racconta: «Alcuni poliziotti avevano impostato canzoni tradizionali fasciste in suoneria sui cellulari». E aggiunge «Più volte, ci hanno ordinato di gridare Viva il duce».
Il quotidiano inglese, da parte sua, accusa: «Nessun politico italiano è stato portato in tribunale benché vi sia il forte sospetto che la polizia abbia agito come ha agito perché qualcuno gli ha promesso l'impunità». Il "The Guardian" oltre a ricostruire gli episodi della Diaz e di Bolzaneto, raccoglie le testimonianze di chi era presente quei giorni a Genova e di chi ha "combattuto" perché i responsabili di quella «macelleria messicana» fossero infine condannati.
«Si tratta di fascismo! - afferma l'articolo - Corre voce che la polizia, i carabinieri e il personale della prigione appartengano a gruppi fascisti, ma non c'è ne nessuna prova». E ancora: «Se non fosse stato per il coraggio del pm Emilio Zucca, della fermezza del tribunale, e dell'aiuto fornito da Mark Covell la polizia sarebbe forse riuscita a farla franca».
Solo ieri Covell, commentando la sentenza del processo Bolzaneto aveva detto: «Ho perso gli anni migliori della mia vita quel 21 luglio: i risarcimenti in denaro vanno bene ma non ci si può riprendere dopo una cosa del genere. Io morirò 10 anni più giovane del dovuto a causa dei traumi subiti e ognuno di noi soffre di crisi direttamente connesse allo stress subito».
Il Guardian ha poi fatto notare come «nessuno dei 15 poliziotti condannati sconterà mai la pena inflitta grazie a indulto e prescrizione» e che «nessuno ha mai chiesto a Gianfranco Fini - l'allora vice primo ministro, che secondo alcuni giornali era in quei giorni al quartier generale della polizia - di spiegare quali ordini abbia dato, ammesso che ne abbia dati».